Voglio che il frutto dell’intelletto umano che ha prosperato e si è diffuso su questo mondo continui ad illuminarlo e non accetterò mai per convenienza politica o ideologica il mercimonio e la sudditanza nei confronti di altre culture. Io rispetto non per patito preso ma per analisi e riflessione. La convenienza non ha mai fatto per me sui blog e fuori.
mercoledì 23 aprile 2025
lunedì 21 aprile 2025
Però in certe mattine silenziose e assenti come questa, quando apro il mio blog mi sento pulito; non devo dire a nessuno da dove vengo e dove mi dirigo. Quello che ho scritto mi sta davanti ed io lo guardo con grande serenità.
Svaniscono le discussioni, le incomprensioni, gli asti, resto io solo e pulito, senza alcuna altra specificazione. Enzo, così com’è…
domenica 20 aprile 2025
Io l’ho solo presagito ieri sul far della sera, un breve momento di attesa poi è iniziato. Ma tu non puoi sapere che lo scirocco è un confine nella nostra vita, un paletto da cui ripartire alla ricerca di una nuova frescura.
Eri bellissima davanti al mare che ci vide diversi. Immobile il tuo corpo, l’abito unica parte viva su di te. Il vento caldo come sciroppo denso ci avvolgeva ed io sognai un’estate lontanissima e sospesa come questa quando ogni cosa doveva cominciare. Ma tu non sai, hai voluto dimenticare, io non potevo fissato dal vento in un sogno inutile ma necessario. Troppo poco per difendersi dallo scirocco che avvolse le nostre vite.
Tu sei altrove adesso, se una finestra dondola o sbatte la chiudi per non ricordare quella costa, il mare e il nostro silenzio.
venerdì 18 aprile 2025
Una donna occidentale non può in alcun modo favorire il diffondersi della cultura islamica sulla sua terra, è una cosa folle e senza senso che contraddice alla dignità sia personale che di genere. Una donna occidentale può benissimo criticare aspramente i libri della Fallaci ma non può seguire il sentiero che la conduce al suo annullamento come essere umano per ridurla solo a oggetto di piacere riproduttivo.
giovedì 17 aprile 2025
Io NON amo la cultura occidentale che mi ha generato con i paraocchi e so bene quanti roghi si sono accesi nel vecchio continente dal medioevo in poi: io non voglio ritornare a quella stagione dell’umanità, voglio leggere tutto e di tutto, voglio continuare ad ascoltare la musica del vecchio e del nuovo continente, voglio ammirare senza vergogna i maestri del rinascimento italiano, commuovermi davanti ad un Tiziano o un Raffaello o un Caravaggio o davanti ad un cupola del Bernini.
domenica 13 aprile 2025
Anni fa trovai una prospettiva nuova e da questa finestra molte azioni, sia le umane in senso stretto che quelle più propriamente culturali, emergendo dalla nebbia confusa delle contraddizioni sociali e storiche, mi apparivano nette, decifrabili, francamente ineccepibili. Mi resi conto dopo che la nebbia intesa come indecisione e confusione permeava ogni aspetto della mia prospettiva, che ero io a voler vedere i contorni della vita in modo edulcorato e quindi falso. Ero io a sceglierne i connotati, io a controllarne l’evoluzione spostandomi impercettibilmente ogni volta che la luce radente e cattiva del sole ne metteva in mostra aspetti scomodi e incongruenti con la mia idea-visione dell’esistenza.
venerdì 11 aprile 2025
Intimorisce i contorni del ricordo
Contesta il silenzio che solo potrebbe
conservarci.
Ma a volte l’assoluto ha un peso
scrissi.
E tu eri già lì
da sempre assieme all’inspiegabile
malinconia cui il vivere così
ci condanna.
Sull’orlo di un diverso destino
era il segno di uno sguardo
che adesso qui si assiepa assieme
alle parole indistinte.
Cercarti non giova.
Sorprendermi restituisce il giusto peso
alle stelle e ai pensieri ogni giorno più
distanti.
giovedì 10 aprile 2025
Dopo aver scritto penso sempre che a queste righe non ne potranno seguire altre, che queste righe siano totali e intoccabili, sintesi perfetta della fine e del nuovo inizio: una clessidra e noi polvere là dentro. Questo mi uccide, questo è appunto l’ombra del silenzio per il quale non c’è descrizione possibile.
mercoledì 9 aprile 2025
Al di qua di questo blog c’è una stanza abbastanza grande che vive in un’apparente quieta penombra. I mobili hanno tutto il sapore e il colore che solo un certo tempo può regalare loro, gli oggetti posati su di essi raccontano la mia vita: spesso sono un racconto anche per me che credo di conoscerli bene.
martedì 8 aprile 2025
Non è vero che si scrive sempre per qualcuno, per gli altri. Si scrive anche per se stessi, per andare in profondità a cercare la parte più vera, quella fragile, quella difettosa, quella che fa paura. Si scrive per restare in equilibrio sulle righe dei pensieri, per trovare un centro, per cercare risposte, per vedere le contraddizioni. Per ritrovarsi interi dopo un percorso che non finisce mai alla fine del foglio, ma continua tutto nella testa, negli occhi e si adagia sul cuore. Si scrive su carta, in rete, si scrive di giorno e di notte, si scrive in silenzio o nel chiasso più tremendo. Scrivere è un incantesimo, lo è sempre stato.
DALLA RETE, O QUASI
Non considero L’Italia una Nazione e gli italiani un vero popolo, non lo sono mai stati e questa unità tanto strombazzata è meno che virtuale. È solo un falso storico gigantesco, una agiografia inventata di sana pianta per fare da vassallo a una storia italiana che pochi conoscono e che fa comodo tener celato.
lunedì 7 aprile 2025
Vincenzo voleva scrivere fin da ragazzino, gli piaceva l’idea del foglio, della penna e del pensiero che vi si fermava sopra. A lungo credette che anche il più piccolo evento serbasse in sè l’idea della vita e dei suoi misteri: scriverne era una magnifica avventura. Adesso Vincenzo ha un’altra età e una vita direttamente ereditata da quel ragazzino, ha deciso di scriverne così. Le presentazioni hanno poco senso, le spiegazioni si perdono sempre nell’indistinto, i perchè e i come di una scrittura così frammentata fanno la stessa fine. Vincenzo voleva scrivere e lo ha fatto in molti modi diversi: questa è una traccia, riuscite a percepirne l’emozione?
Terra promessa
Dei giorni prima del 15 ottobre 1960 non possiedo che ricordi sfilacciati, vaghezze con alcuni lampi fortissimi in mezzo ad una nebbia senza confini. Il fortissimo trauma cranico di quel pomeriggio lontano giocando con i ragazzini in un oratorio del centro, si è portato via tutto o quasi. La mia vita ricomincia il giorno dopo in una corsia d’ospedale: apro gli occhi e sento di avere la testa fasciata e di percepire un ronzio diffuso, il viso di mio padre e mia madre è la terra promessa.
Milano 1955
Ho un istinto maledetto e analitico che mi porta via e mi disperde in mille rivoli mentali e in mille attenzioni ineludibili: sembrano tutte fondamentali quasi che tralasciarle significhi, ipso facto, perderle per sempre. Non è così che va il mondo, a volte ritornano più vere e definite di prima, altre scompaiono nell’acqua indistinta dove non è possibile dare loro adeguata sepoltura.
domenica 6 aprile 2025
Accadono cose strane Sara:
nascondere i marchi che la vita o il caso ha impresso sul nostro corpo,
celare i nostri sentimenti,
mandare in soffitta ( intesa come iperuranio) i nostri sogni
e vivere la nostra vita che non è più nostra per evitare che i nuovi cannibali ci divorino.
Fuori di noi ma dentro di noi, profondissima, si scrive di un’altra esistenza e di un’altra verità.
Quella dove potrei chiamarti con un nome diverso.
sabato 5 aprile 2025
senza spessore né suono pure il mondo dintorno non è fermo
ma scorrente parete dipinta, ingannevole gioco,
equivoco d’ombre e barbagli, di forme che chiamano e negano un senso
– simile all’interno schermo, al turbinio che ci prende se gli occhi chiudiamo,
perenne vorticare in frantumi veloci, riflessi, barlumi di vita o di sogno –
e noi trascorriamo inerti spoglie d’attimo in attimo,
di flutto in flutto senza che ci fermi il giorno che sale o la luce che squadra le cose".
Lucio Piccolo, da Gioco a nascondere
mercoledì 2 aprile 2025
lunedì 31 marzo 2025
Chi vorrà potrà leggermi qui o altrove: ho sempre avuto i miei dubbi sulla consistenza numerica dei miei lettori: non è una questione qualitativa ( non ho alcun diritto per affrontarla) ma attiene alle caratteristiche proprie del Blog, alla sua voracità, ai suoi equilibri virtuali ,e soprattutto ai suoi continui equivoci.
domenica 30 marzo 2025
sabato 29 marzo 2025
mercoledì 26 marzo 2025
martedì 25 marzo 2025
Il romanzo di Lampedusa nasceva al sole infuocato e assorto di un meridione antico, la poetica di Lucio Piccolo invece viveva nella penombra di una sera incipiente o di un'alba sospesa. Lucio è ancora un poeta clandestino, le sue opere viaggiano tra le mani di pochi, la sua scrittura è lontana anni luce dalle frodi editoriali e commerciali.
lunedì 24 marzo 2025
La contessa Teresa Mastrogiovanni Tasca Filangieri di Cutò non avrebbe potuto vivere con la dignità che le competeva in quella Palermo del primo novecento dopo essere stata abbandonata dal marito Giuseppe per una giovane e procace ballerina. Lui era fuggito a Sanremo ma la contessa era rimasta a illanguidire tra i ricordi e le angustie di una società in cui lo sfacelo iniziato con l'unità d'Italia e la fine dei Borboni rendeva sempre più lontana la luce che era stata dei Gattopardi di un tempo.
domenica 23 marzo 2025
sabato 22 marzo 2025
Tutta la mia vita, quella che conta, l’ho trascorsa in un confronto impietoso tra i miei sogni, i miei impulsi e il mondo che m’era toccato di vivere; dopo i 16 anni sono saltato su così tanti campi minati che oggi dovrei essere solo uno storpio, un povero corpo mutilato da ferite non più ricomponibili.
giovedì 20 marzo 2025
L'assioma secondo il quale non si debbano impedire migrazioni di entità simili a quelle degli ultimi anni ma anzi le si debba favorire è pura follia. Non ha altro senso a meno che non si stia perseguendo una precisa strategia mirante a una nuova pulizia etnica applicata col metodo della sostituzione progressiva di una popolazione sull'altra, di una eradicazione dei principi economici culturali di certi popoli a favore di altri.
domenica 16 marzo 2025
sabato 15 marzo 2025
Mentre passano le ore e le stagioni diventa naturale riflettere e ricordare; l’analisi può essere illuminante e definitiva in questi casi, comunque un punto di riferimento. Le decisioni sono sempre secondarie anche se prevedibili: spesso ho atteso fin oltre l’ultimo minuto accettabile, per affetto o paura del nuovo ignoto che mi attendeva.
venerdì 14 marzo 2025
Scrivo post da anni, li scrivo ad personam: anzi li scrivo essenzialmente per due persone. Una sei tu che mi stai leggendo. Non ti conosco perchè non ho mai conosciuto realmente nessuno dei blogger con cui ho contatti, sicuramente ho letto molte cose tue e l’ho fatto con un’attenzione che tu non puoi nemmeno immaginare.
mercoledì 12 marzo 2025
Sipari
Di mattina ti guardo
anche se da tempo non sei più
qui.
Mi muovo fra le pieghe di quel che eravamo
il viso serio, le labbra ferme,
gli occhi abbassati.
Devo essere uno spettacolo curioso
per chi guarda libero dalla mia malattia
e incomprensibile.
Io attraverso le scene della nostra vita
e c’è sempre qualcosa fuori posto
metto gli oggetti del cuore in modo diverso,
dispongo la curiosità d’esistere in altra direzione.
Ma c’è sempre qualcosa fuori posto
uno spigolo, un grosso armadio, una traccia,
un camuffamento mal riuscito,
un’urgenza crudele,
intromissioni tra un sipario e l’altro.
L’ultima scena è sempre vuota.
qui.
Mi muovo fra le pieghe di quel che eravamo
il viso serio, le labbra ferme,
gli occhi abbassati.
Devo essere uno spettacolo curioso
per chi guarda libero dalla mia malattia
e incomprensibile.
Io attraverso le scene della nostra vita
e c’è sempre qualcosa fuori posto
metto gli oggetti del cuore in modo diverso,
dispongo la curiosità d’esistere in altra direzione.
Ma c’è sempre qualcosa fuori posto
uno spigolo, un grosso armadio, una traccia,
un camuffamento mal riuscito,
un’urgenza crudele,
intromissioni tra un sipario e l’altro.
L’ultima scena è sempre vuota.
martedì 11 marzo 2025
Negli anni a cavallo tra la fine dell’ottocento e gli inizi del secolo successivo Palermo era completamente nelle mani della famiglia Florio. Tutta l’economia della città e di gran parte dell’isola dipendevano dall’azione economica e imprenditoriale di questa famiglia. A differenza del potere esercitato dai politici nostrani nel secondo dopoguerra, i Florio usarono la loro immensa ricchezza per abbellire veramente la città e la fecero diventare una meta sociale e culturale di livello europeo.
Questo è un dato di fatto indiscutibile, Palermo conserva ancora le tracce di una stagione fulgida e irripetibile, teatri, ville, manifestazioni…sogni e dipinti.
lunedì 10 marzo 2025
Non si ricordava più di se stessa.
La distanza tra la casa e la piazza era breve, quella tra l’oggi e il domani inutile, la sua essenza stava nascosta in una stradina laterale che lei non percorreva mai.
Il guscio era ciò che vedeva la gente: nient’altro che una superficie confusa tra le altre. Era lei che voleva così.
Era distante dal suo intimo: la luce poteva far male, la musica meno se assunta a piccole dosi. Ma la musica si era spenta, le ultime note in un’altra vita, in questa un chiassoso silenzio.
Un tempo aveva deciso di svanire: non potendo adeguarsi alla norma che vedeva attorno a sé, svanire e confondersi con lo sfondo era una soluzione. L’unica.
venerdì 7 marzo 2025
La signorina Matraxia mi amò, in un tempo lontano ed io amai il suo essere schiva e proibita; mi ripetevo, di tanto in tanto, più il suo cognome che il suo nome, quel suono così “greco”e deciso. Giulia Matraxia, mi accorsi di amare più il tuo muoverti altero che il sapore della tua bocca, e quindi ti lasciai. La settimana prima della nostra “fine”, guardandoci negli occhi, parlammo di tutto il resto che era come parlare di noi: ricordo bene la sensazione di galleggiamento instabile che tuttavia pareva piacere ad entrambi.
giovedì 6 marzo 2025
Non c'è una cifra stilistica sempre uguale da riferimento, vi sono testi che pur essenziali e nudi entrano dentro immediatamente, altri ben costruiti e "nobili" che restano irrimediabilmente fuori.
Quello che mi da più fastidio nei testi che affronto da lettore è la forzata e snobistica presunzione di voler essere a tutti i costi "di tendenza", di volersi inserire in una cerchia ristretta da elite culturale….pur di raggiungere questo scopo ho letto testi inguardabili, astrusi, fumosi e pieni di spocchia salutati con grandi applausi da una cerchia ristretta di aficionados di quel blogger.
mercoledì 5 marzo 2025
martedì 4 marzo 2025
lunedì 3 marzo 2025
Duecento anni magici nella cultura europea, quelli che vanno dal Concilio di Firenze negli anni Trenta del Quattrocento al Dialogo dei massimi sistemi di Galileo negli anni Trenta del Seicento. La riscoperta delle opere greche antiche (da Omero a Platone a Ermete Trismegisto) va di pari passo con molte altre scoperte decisive: quella del Nuovo Mondo e delle nuove rotte verso l’Asia attorno all’Africa, quella del nuovo universo da parte di Copernico, Galileo e Keplero, quella della politica effettuale di Machiavelli. Duecento anni, il Rinascimento. La filologia, la medicina. La nuova architettura, la nuova scultura, la nuova pittura, la nuova musica, il nuovo teatro, la nascita dell’opera. I nuovi miti: Faust, Don Giovanni, Don Chisciotte, Amleto. Una data: 1564. E’ l’anno in cui, a 90 anni, il 18 febbraio, muore Michelangelo. Quell’anno, tre giorni prima, il 15 febbraio, nasce Galileo; e nasce, il 26 aprile, Shakespeare. Il quale morirà il 23 aprile del 1616, lo stesso giorno in cui muore Cervantes. Un altro anno, 1533: muore l’Ariosto, nasce Montaigne. Montaigne muore nel 1592 insieme al grande esploratore Pedro Sarmiento de Gamboa.
Si può fare questo gioco quasi all’infinito, menzionando anche incontri memorabili: 1580, Montaigne visita Tasso, pazzo furioso e melanconico, al Sant’Anna di Ferrara; 1638, Milton, futuro autore del Paradiso perduto, va a trovare Galileo ad Arcetri.
A riguardare tutto questo dalle posizioni odierne mi prende una vertigine, non capita mai di parlare in rete dell'identità europea e occidentale da questi capisaldi ma sfruttiamo appieno lo stimolo e proviamo anche solo per un attimo a riflettere sui nomi che abbiamo appena sfiorati e ci si può fare un’idea di ciò che il Rinascimento ha portato all’identità e al canone europei.
domenica 2 marzo 2025
FOTO V. RUSSO
Se fossi uno storico di livello, uno come Villari, ad esempio, oggi, affacciato da questa balconata, direi che essa e tutto quel che vi sta attorno, sono l’esempio perfetto dell’arretratezza e del distacco dall’altro mondo, dall’altra Italia, quella unita all’Europa. Se non avessi letto fin da ragazzo, se i miei non fossero stati quelli che sono ed io non avessi camminato su e giù per le strade di questa penisola vagheggerei facilmente facili scappatoie culturali per lasciare la mano. Se non mi fossi perso dentro certi tramonti e certi profumi e li avessi considerati solo parte di un bel viaggio esotico, oggi guardando il lungomare e la nave che sta per entrare in porto direi a me stesso: peccato tanta bellezza in tanto disordine. Ma parlare di Palermo, della mia città, del mio intimo è un’altra cosa, è un impresa non risolvibile in battute di forte impegno critico o di inesauribile affetto sconsiderato.
Queste sono le mura delle “cattive” cioè delle prigioniere del proprio stato di vedove e inavvicinabili signore del tempo che fu. Chissà come venne interpretato il nome in questi ultimi 3 secoli dalla gente che non masticava nemmeno l’abc della lingua latina? Importa poco, le Cattive continuarono per lungo tempo ad osservare, golose, la passeggiata sfarzosa di chi poteva uscire allo scoperto senza dar scandalo…salvo poi fare le medesime cose in modo più riservato dentro gli immensi saloni dei palazzi nobiliari. Palazzo Butera fa da sfondo e osserva severo la storia che è transitata da qui. Io provo a fare lo stesso e guardo tenendo poggiate le mani sul granito muschioso che delimita i bastioni.
La storia prima vociante e adesso silenzio, la storia immota e quella che diede l’impressione di una gran corsa: tutta la storia insieme che preme su questo lungomare e nessuno vuole più ascoltare. Passarono le truppe garibaldine con le camicie piene di parole alte e romantiche, Patria, Unità, Italia…progresso. Prima di loro vicerè e imperatori, Normanni e Saraceni e altre parole, altre divise sotto lo stesso cielo e davanti allo stesso mare. Il Gattopardo incontrò qui la sua ultima signora, quella vagheggiata da sempre, e i suoi simili riempirono di luci e di lussi i saloni di questo palazzo e dei palazzi vicini: carrozze e sete fruscianti, baciamano e valzer a due passi dalla miseria più degradata.
Ma io sono un uomo del secolo scorso, per qualche strana condizione non ripetibile vivo davanti a quest’epoca che crede di poter essere quella definitiva…è giusto così perchè la speranza rinnovabile è l’unica cosa certa per ogni nuova generazione. Sapeste quanti lo hanno pensato: dignitari piemontesi e ragazze del bel mondo fin de siecle, vescovi cardinali e politici della Dc anni 50. Nessuno di essi “cattivo” ognuno dimentico del giorno in cui, 9 maggio del 43, questa città spari sotto 420 fortezze volanti della USA AIR FORCE. Ah gli americani come sanno risolvere alla radice ogni problema: nessuno sa con certezza quanti furono quel giorno i morti , tredici… quindicimila, le bombe della Pensylvania come viatico alla scomparsa di un mondo inutile e fuori mercato. Qua davanti sono passate le camicie nere di Mussolini e i picciotti di Totò Reina, i compagni di Peppino Impastato e le auto blu di Raffaele Lombardo. La mia città che fra poco sarà di nuovo sotto quel blu cobalto delle sere d’estate che non hanno nulla di umano, Palermo punteggiata da campanili, guglie moresche e ville liberty. La mia città che digerisce tutto e non si può comprare a nessun prezzo, la mia maledetta lezione di storia, di principi e comparse, di gloria e fine di tutto. Palermo di Elvira Sellerio e di Totò Cuffaro, Palermo fuori dall’Europa e dalla Padania, Palermo che ricorda i diciotto anni dalla morte di Giovanni Falcone e l’Italia, lo Stato Italiano che incredibilmente sopravvive ad una strage che nessun paese civile avrebbe sopportato. “Senza vedere la Sicilia, non ci si può fare un’idea dell’Italia. E’ in Sicilia che si trova la chiave di tutto” ( W. GOETHE).
Un paradosso uno dei tanti, un ‘idea di nazione che passa dagli antipodi di Milano e Torino oppure la fine di quel sogno ( o menzogna) unitario che scavalcò lo stretto per tornare da dove era venuto. Non so perchè ma non mi riesce mai di parlare di Palermo: sono un siciliano del secolo scorso e come tutti i siciliani, sono al tempo stesso dentro e fuori gli eventi, sempre in preda ad astratti furori e amori infiniti, inquilino della Storia, pronto ad esserne sfrattato. U’ sapiti com’è no?
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