sabato 25 novembre 2023
Migranti
Per vie indirette
Falsi virtuali e non
Un amore dietro l'angolo
venerdì 24 novembre 2023
La prova più pesante

Di vita propria
Libreria siciliana
Rispetto
Inaffidabile, incostante...sottosopra
Repubblica!
Referendum Monarchia- Repubblica notte del 3 e 4 giugno 1946, spoglio finale: Monarchia 10 milioni e 362 mila voti, Repubblica 12 milioni e 182 mila voti.
Sorvoliamo sulle questioni dei brogli elettorali, sono ormai superate ed inutili: meglio osservare piuttosto la grande differenza fra le due italie uscite più o meno a pezzi dal conflitto e dai due anni di diversissimo destino storico e sociale. Un regno del sud dove una monarchia da barzelletta attese il compiersi degli eventi senza eccidi, né sangue né resistenza. Un Nord occupato da tedeschi,angloamericani e repubblichini, dilaniato da una guerra civile su cui ancora ci si ostina a sorvolare.
Il sud votò compatto per la monarchia, il Nord per la repubblica.
Se dovessi guardare all’atteggiamento tenuto dai Savoia ritengo che più di 10 milioni di voti siano una vergogna, se invece dovessi riflettere a questi primi 60 anni di regime repubblicano non posso fare a meno di pensare che più di 12 milioni di voti siano stati malriposti. In ambedue i casi non vedo cosa ci sia oggi da festeggiare, infatti la gente fondamentalmente se ne frega: forse che non sia stata adeguatamente educata? O forse la quantità di menzogne e mezze verità è stata negli anni tale da annichilire anche gli spiriti più battaglieri.
Antipatico e distaccato
Scontato - fregato
Una sospensione infinita
Fra-intendimenti - I VERSI ALTROVE
Ci deve essere qualcosa nella mia voce
come un suono di rovina
di foglia d’acanto appassita senza storia
è una pausa
un sud del vuoto
che resta in bilico
e delude le parole come
l’ennesima promessa
che –questa è l’ultima Malboro-
ed ha la stessa nota del fra-intendimento
che interpreta il silenzio di questi versi.
I Vicerè
Parole severe
G. A.

Ne restano tracce sparse
Solo perché la spinta era talmente
Intensa
Da non lasciare scampo
O tregua.
L’adolescenza durò una breve eternità
Piena di promesse sottointese
Di bugie golose
Di onnipotenze mirabolanti.
La giovinezza non ebbe tempo
Si sciolse sotto il sole degli inganni
Ma io ti guardo ancora
Inutilmente G.
Nel guardarti la stagione si ferma
Per farmi male
Nuovamente come allora
Come sempre.
E non mi basta mai
Dinosauri
Un difetto
Senza interpreti di ruolo
Isolato, isolarsi, rassegnarsi
Summer wind
Lungomare
La storia è passata da qui
The summer of 68
Tramonti ad occidente

Reverso

Non mi adeguo
Fine corsa
Islam dentro e fuori i concetti
Addio
Attendo con una certa impazienza di inabissarmi assieme all’isola che mi ha custodito finora, è il destino che attende me e le mie imprevedibili apparizioni. Ho trascorso tutta una vita ad illudermi di far parte di un gruppo eterogeneo ma coeso; una sorta di popolo dell’aria, della terra e del mare, ognuno con le sue stimmate testimoni di infinite ed estenuanti ricerche. Non è vero, non lo è in tutti i modi possibili: economico, politico, storico, esistenziale e culturale. L’ordine delle condizioni andrebbe visto in ordine inverso ma anch’esso è in fondo un esempio del divenire della mia vita in questa parte di mondo e di web.
Dal denaro dispensatore di ipocrite sicurezze e di intollerabili ignoranze alla politica che è sempre stata un ciarpame di ignobile fattura sotto qualunque regime e presupposto sociale. Dalla storia stanca di prostituirsi in cento modi pur di essere accettata dai suoi lenoni, alla cultura infine che resta una vetta inarrivabile tanto più desiderabile quanto meno cercata con spirito fiero.
La Sicilia, dove sono nato per volere fermo di mio padre ignaro solo in parte delle sue tremende responsabilità, la mia terra, è un’ipotesi segnata dal marchio di questa certezza antica: un’isola può sparire, non disegnarsi più all’orizzonte comune. Poco importa da quale volontà nasca questa magnifica tragedia, l’entità acquea, marina, già perfettamente definita da Omero, della civiltà mediterranea, si sorregge sui flutti ed è l’essenza stessa dell’instabile; per me e per tutti coloro che sono rimasti abbastanza a lungo su queste sponde vale l’eterna metafora dei naviganti, su di noi incombe il naufragio.
E dirò, finalmente fuori dai denti, che è inutile nascondervi e nascondermi il possente impulso oscuro verso l’estinzione: che splendida e sensuale amante! Rincorsa nei giardini di un’adolescenza solare, posseduta a scatti nella giovinezza inquieta, e amata con tutto me stesso, sì con tutta la forza del mio intelletto, in questo scorcio di inutile maturità. Dirlo è liberarmi di un peso e dell’angoscia di vivere a metà, di respirare a piccoli sorsi: dalla Sicilia non posso sfuggire, non ci riuscirei. E’ un’impossibilità totale cui fa da contrappunto perfetto la volontà di provarci. Vivo così, è questa l’essenza magica di quest’isola, la sua essenza esoterica primordiale. Probabilmente non vi avrei voluto nascere e mi comporto come se non volessi vivere tout court: ho distrutto decine di esistenze anteriori a questa e mi sono riproposto in altri modi; tutte forme diverse per dire la stessa cosa, non mi sopporto. Tuttavia ho amato, vi ho amato, siete tutti stati, più o meno consapevolmente, interlocutori di un disegno più vasto. Coltivavo l’idea di una comunità scelta, elitaria per necessità, aperta per educazione, solidale per esigenza umana. E non potevo farlo se non da qui, dal mio profondo e meraviglioso sud; la storia, tutte le nostre storie, mi sono passate accanto ed io le ho studiate ogni giorno, anche a vostra insaputa, le ho accudite e sorbite con il fuoco sacro della mia esperienza. Ma non è servito a nulla, non a lenire il dolore né a colmare le distanze, tutte le voci sono diventate via via dissonanti e stridenti. Questa sinfonia si suona altrove e su un altro spartito. La nazione che io conoscevo, anche nei suoi migliori rappresentanti ha dovuto, voluto convenire ad altre scelte e adesso ritmicamente riproduce il refrain del federalismo, dello scollamento e della multietnia. E tutti i blog sono pieni di un cicaleccio continuo, di strane danze che manifestano il desiderio di essere accolti alla nuova corte da nuovi sovrani. Ed io non ho più nulla da scrivere se non la mia scostante estraneità a questi pseudoconcetti cresciuti con l’erba della bassa e annaffiati dalle acque di un possibilismo sconsiderato.
Non c’è alcuna alternativa miei lontani bloggers, torneremo alle città e alle valli sospettose l’una dell’altra e coltiveremo i dialetti perché non abbiamo saputo possedere la lingua tramandataci dalla nostra storia culturale. A che serve postare, linkare, commentare se alla fine siamo tutti dentro l’identica prospettiva, quella di un reality- realtà costruito di sana pianta? A che serve pensare se il primo deficiente può usufruire della libertà virtuale per lordare l’espressione che hai amato e trasmesso? Dietro la delusione e l’agitarsi di questa sciocca apparenza a me è rimasta una quiete profonda, quella di certe sospensioni notturne adesso che la sera allungandosi regala più tempo per riconsiderarmi. Lo so che probabilmente state valutando queste parole come la quintessenza di un estetismo inutile e barocco ma non m’importa più. Capire, capirsi, mischiarsi, amarsi…dire finalmente. E dire basta senza nessuna specificazione perché una stagione è finita e le prossime saranno di altri ma non più mie. Vedete? Non ho cancellato Omologazione Non Richiesta, la ritengo bella e mia, di una possessività che non ha mai escluso, mai insultato ma solo definito confini di dialogo ormai desueti. Essa resterà qui nell’aria ed è l’unico suo valore: raccontare a chi passa e vuole ascoltare che Enzo è stato qui, che era vivo ed era siciliano orgoglioso di esserlo.
Adesso l’ultimo atto: una cosa dovuta alla libertà di comunicare, lasciare libero questo spazio nell’etere e vedere passare la vita, le voci, i sussurri, le mani…le bocche, insulti sanguinosi e volgari o lodi suadenti e confortanti: appresso ad esse nessuna risposta definitiva. Non per arroganza bensì per una cosa che si chiama discrezione silenziosa o mortale superiorità. Dalle mie parti funziona.
LA FOTO E' DI LETIZIA BATTAGLIA, LA DONNA E' LA VEDOVA SCHIFANI-
Non c'è verso
Gli zingari felici
Amici miei

Non qui, non così e non adesso
Non contiamo niente, non conto niente,
non significa niente quello che ci facciamo scorrere tra le dita
dicendoci l’un l’altro che siamo e dobbiamo stare attenti ai nostri personali confini esistenziali;
è tutto altrove e non so dirvi dove ma lo vedo,
posato un po’ più in là sul mio orizzonte.
Ombre, impressioni, aria
Il concetto di errore
Scrivo lo stesso
Stagioni e righe parallele
La solitudine
Wikipedia e le altre
Equilibrio
Navigante
Nessun segno visibile
Ciao Europa
Anarchia equilibrata
Potrò mai dire quanto possa trasfigurarsi l’animo umano dentro la gioia e la magia di questo connubio di costruzione e immagine, di struttura e ornamento, di ritmo e melodia? E’ questa la ragione di tutto quel che ho scritto in questi anni: la ragione e la fantasia, la logica imperiosa e il magico incontrollabile. So che è qui la chiave fra prosa e poesia che mi racconta della vita e dell’universo, “di questo incessante cataclisma armonico, di quest’immensa anarchia equilibrata”
(L. SCIASCIA