Ho sogni, sogni bellissimi e vasti come il mare, talmente perfetti da lasciarti sbigottito.
In fondo vivo di sorprese:
stare sul web è una di queste. constatarne i limiti un’altra, rendersi conto che la volgarità è da ogni parte intorno a noi, e che ogni giorno, inevitabilmente, soffochiamo nell’imbecillità
diventa infine l’inevitabile conclusione.
Io faccio parte di questa comune sconfitta, che la dichiari in buon italiano e serenamente non ne cambia i connotati, mi rende solo più ridicolo.
giovedì 30 novembre 2023
Solo per me
Ho letto molte cose in giro e la gran parte erano surrogati:
chi scriveva imbrogliava e chi leggeva sapeva di essere imbrogliato
e continuava per via dello share, l’audience, il pubblico, la gente. NOI.
Stavolta ti scrivo per me, solo per me, ti scrivo per dirti che devi farmi innamorare di nuovo.
Che non ne posso più di inutili desideri e altrettanto inutili coiti. Fammi innamorare, una sberla in pieno viso che poi stai lì mezzora a pensarci e a chiederti perchè, come?
mercoledì 29 novembre 2023
L'ANIMA DEI GIORNI -
Mandare in pensione l'anima dei giorni non era stata una buona idea, lo capiva adesso in quella stanza che non possedeva alcun appiglio per credere a una sequenza non meccanica dei gesti e delle parole. Il viso della ragazza gli entrò in mente improvvisamente, chissà da quanto tempo era seduto in un angolo silenzioso, i sorrisi non crescono mai senza una fede, senza un altro sorriso più intimo. Questo adesso gli galleggiava davanti e tutto il resto uscì sulla tastiera quasi in un fiato.
martedì 28 novembre 2023
Temo la fine
Un blog può essere molte cose, mi domando quante riesca a contenerne.
Siamo già un po’ più in là o sono io ad avere le allucinazioni.
Ho voglia di ripercorrere le strade che sembrano le solite , di sentire scorrere via le vostre parole. Quando l’assenza si ripresenterà sarò più pronto, o la fine o la guarigione.
Temo la fine
Addio Mamma
Pochi giorni fa Enzo ha definitivamente voltato pagina: non è stato merito suo, egli è troppo discontinuo e nervoso per prendere con lucidità certe decisioni.
Enzo adesso è solo, non è più figlio di alcuno, sua madre ha lasciato questo mondo e questa dimensione di vita. Era un punto di riferimento intellettuale fondamentale, una presenza continua. Enzo adesso è solo in un modo nuovo e mai provato prima.
Non ho più alcuna voglia di combattere contro i fantasmi del web, credo che niente e nessuno possa farmi male ormai, quindi da oggi nessuna moderazione e nessun filtro. Penso di meritarmelo. Buon proseguimento a tutti.
Mi fingo

La mia età cresce a dismisura e senza ritegno. Lo fa anche contro quel minimo di decenza che il mio aspetto generale vorrebbe far credere: sto per finire e la conclusione è dietro l’angolo beffarda. Sono io che mi fingo e discuto in modo apparentemente tranquillo del mio trascorrere: dico non ho finito.
Donna Franca
. ..."Possiamo iniziare, la prego vada su quel lato e volga il viso verso la luce che arriva da dietro la tenda…ecco si avvicini a quella poltroncina scura e, per favore, tolga il soprabito".
Lei eseguì con lentezza studiata, si addossò alla parete, volse il viso a sinistra verso la luce e fece scivolare il soprabito a terra di lato.
La stanza si illuminò come per magia e lo splendore dell’abito in seta nera e lucida fece dentro la mente del maestro lo stesso effetto di un’esplosione. La donna non lo guardò quasi, stette immobile sorretta solo dalla sua palese bellezza, indifferente ai particolari che si andavano assommando attorno alla sua figura ma per il pittore diventato improvvisamente uomo era quasi impossibile nascondere l’ipnosi che lei aveva suscitato. Trovarsi così, senza difesa alcuna nell’identica situazione che egli aveva studiato di evitare lo fece sentire ridicolo e smarrito, doveva evitare che donna Franca se ne accorgesse. Ma ormai l’incantamento aveva preso possesso del tempo e dei modi: la mano rimasta immobile con la matita tra le dita, lo sguardo fisso, gli oggetti fermi, sospesi e spettatori malinconici di un momento irripetibile, il petto bianco che si muoveva leggermente e regolarmente dentro la scollatura vertiginosa… la lunghissima collana di perle a sottolineare la figura alta e slanciata come una cornice per un quadro già finito.
Ventuno anni
Fuggire, staccare con rabbia, andare via senza bisogno di voltarsi indietro
perché, dentro il cervello, il quadro è perfettamente chiaro e definito:
le strade, le piazze e le abitudini che vi sono cresciute dentro,
i visi e i profumi.
Decisi a ventuno anni che era ora di cambiare;
è incredibile la facilità dolorosa e animalesca con la quale a quell’età
si ritiene di poter costruire il mondo.
Braille
Ti ricordi di me, Pieralvise?
Io non dimentico quella mattina di maggio quando mi accompagnasti dentro il conservatorio G. Verdi di Milano. Avrei dovuto farti da guida per i tuoi occhi spenti...che sciocchezza, tu vedevi meglio di me ed eri nel tuo regno.
Gli spazi erano grandi e severi, riflettevano il senso di un mondo a parte, come se, varcata la soglia, la città fosse sparita, rimasta indietro e sempre più lontana. Sale, corridoi, grandi porte e un sentore di legno diffuso ovunque; da punti indefiniti giungeva il suono di voci o il profumo di strumenti.
Io rivedevo i libri in braille di un'ora prima sulla tua scrivania, cercavo di capire come facessi a vedere il mondo attraverso le dita e la pelle...la musica, quella non era un mistero per me, era una lingua immediata, la traduzione istantanea di un'emozione. Perfetta e per sempre: ma tu camminavi tranquillo volgendo lo sguardo che ti mancava attorno e mi dicevi cose che non avrei mai immaginato.
Poi ti sedesti al piano e abbiamo parlato a lungo senza aprir bocca.
Eri pieno di luce, il viso rivolto verso l'alto mentre le mani lunghissime e bianche sfioravano la tastiera. Sorridevi e la musica...
Dio mio, la musica ci attraversò per sempre,
bella come non l'ho mai più udita.
Ma una volta può riempire un'intera esistenza.
Una volta chiude parentesi che sospirano una fine dignitosa
completa il sogno in un attimo breve.
E scompare lasciandoti solo la scia della nostra
eternità.
Disordine e bellezza

Se fossi uno storico di livello, uno come Villari, ad esempio, oggi, affacciato da questa balconata, direi che essa e tutto quel che vi sta attorno, sono l’esempio perfetto dell’arretratezza e del distacco dall’altro mondo, dall’altra Italia, quella unita all’Europa.
Se non avessi letto fin da ragazzo, se i miei non fossero stati quelli che sono ed io non avessi camminato su e giù per le strade di questa penisola vagheggerei facilmente facili scappatoie culturali per lasciare la mano.
Se non mi fossi perso dentro certi tramonti e certi profumi e li avessi considerati solo parte di un bel viaggio esotico, oggi guardando il lungomare e la nave che sta per entrare in porto direi a me stesso: peccato tanta bellezza in tanto disordine.
Identità
La mia identità profonda è dentro le scelte sintattiche e verbali, dentro la punteggiatura, gli aggettivi, gli avverbi e i tempi scelti nel raccontarsi. Potrebbe essere difficile credere che una parola piuttosto che un’altra o una virgola possano dire di me come uomo più di una foto ben eseguita, eppure è così. Questa identità soggiorna qui da sempre ed è nella sua anzianità di servizio che io ripongo la speranza di non perdermi per sempre
Il Gattopardo
Ti ho amato dal primo momento, ti ho desiderato sempre, non ho ancora finito di leggerti.
Temo che la conclusione della lettura possa in qualche strano modo coincidere con “quell’altra” conclusione che nell’ottavo capitolo si erge sublime e definitiva
come solo un grande amore può fare. Ti abbraccio fino al nostro prossimo incontro.
Quella sera di Febbraio
La solitudine resta com’è, scritta o cantata non perde l’abito che le è proprio.
Lei sta lì entra e esce da questo spazio o da altri: mi possiede.
Certe volte penso che era già accanto a me quella sera di febbraio quando mi sedetti in sala e le luci del grande teatro pian piano di abbassarono per lasciare spazio all’orchestra.
Persi per sempre
Amori perduti è un termine che mi piace tanto.
Dentro l’amore quello vero vero c’è il senso di una perdita,
di uno smarrimento profondo:
se non ti perdi non è quel tipo di sentimento,
può essere cento altre cose, tutte rispettabili, ma non quella cosa.
Se ami sei perso per sempre, anche se tu poi non ami più o lei ti lascia,
non conta.
Conta il senso di una magia che non c’è più,
che ti faceva fare e vivere in modo diverso.
A mare sotto la luna
Stanotte, a Catania, ho deciso di getto, me ne vado a mare sotto la Timpa di Acireale
a guardare la luna; un vecchio mi disse una volta che… di sira a’ montagna di focu ci va’ cunta al mari tutti i pinseri di Diu. E io là sarò, attentissimo a non perdere manco una parola.
lunedì 27 novembre 2023
Stucchevole
Sapevo cosa facevo e dove mi trovavo: il bagaglio storico e personale dei luoghi che attraversavo mi era ancora perfettamente noto, ma io non lasciavo traccia di me stesso nel mio animo.
Ero diventato un libro stucchevole riletto senza voglia.
Le rare volte in cui ponevo attenzione alla mia condizione esistenziale, quelle dove non arrivava l'onda del grande sonno, la mia spinta vitale non superava un cupo fatalismo e una rabbia sorda e inutile.
Questa notte
Scrivi Enzo
lascia una traccia, questa notte che ci sei,
domani potrebbe restare solo chi ti legge le carte, senza il tuo intervento
a correggere l’inutilità del vivere così.
Senza il tuo commiato.
Un'altra occasione

Ci sarà un’altra occasione, un altro tempo, un altro luogo della mente
in cui potremo ridere quietamente
insieme a questo siciliano acceso che non ammette di invecchiare
e non si arrende alla malinconia sapendo già quale sarà l’epilogo.
QUEL CHE VA DETTO -
Queste pagine sono state progettate per vivere in rete in modo autonomo: questo significa fuori dalle intemperanze di chi legge ma anche di chi le ha progettate. Troppe volte ho pensato di cancellarle, altrettante ho eliminato intere serie di articoli mai più recuperabili; i vostri commenti spesso hanno fatto l'identica ingloriosa fine. Non sono un soggetto da blog, non mi identifico nelle maggioranza delle vostre scelte intellettuali e sociali. Non ne sono capace. Però so con certezza che a queste condizioni, senza quello che voi chiamate "confronto" ma che io chiamo in altro modo, un luogo simile finisce come blog e diventa un'altra cosa. Trovategli voi un nome.
Solo Enzo
Quando avrò l’età di Camilleri farò lo scrittore e mi pubblicherà Sellerio di Palermo, avrò un mare di quattrini che non spenderò in sigarette (ho smesso da anni) ma in Computer e libri e macchine fotografiche e cellulari pazzeschi.
Poi arriverà il gran momento e di tutte queste minchiate non mi importerà più nulla e l’unica cosa che ricorderò, l’unica di cui mi importerà sarà un viso e le parole che vi scrissi sopra quando non ero uno scrittore ma solo Enzo.
Merda secca
Una vita rincorrendo lo spread, il mercato, la finanza dei numeri astronomici…e incomprensibili.
Una vita legata al niente spacciato per assoluto indispensabile.
E che dire dei “sacerdoti” che predicano questa nuova religione? Gonfi di arroganza e soldi, una quantità di denaro rubata ai poveracci cui chiedono sacrifici.
Sacrifici! Macelleria sociale, nessuna solidarietà,
solo parole vuote da qualsiasi angolo, di destra o di sinistra;
parole vuote e perfide,
merda secca sulla quale si dovrebbero rifondare le nuove nazioni della nuova Europa.
Chi tocca muore
Se tocchi la sinistra sei fottuto? Ma pensi davvero che un uomo come me alla mia età dopo una vita trascorsa nel tentativo di sopravvivere (anche a se stesso) può essere realmente interessato a questo argomento?
Il mio blog è l’esempio perfetto di ciò che NON SI DEVE FARE se vuoi stare tranquillo e protetto dal gruppo dominante, tu lo sai bene.
Finirà
Mi chiedo in questi giorni cosa ho da offrire. Quello che scrivo? Quello che penso? Quello che non dico ma si intuisce?
La mia meditata confusione? Il mio stato generazionale sui generis? NON HO FINITO, VORREI NON FINISSE MAI. Finirà!
La tristezza in fondo fa per noi
“Tutti i siciliani in fondo sono tristi, perché hanno tutti un senso tragico della vita e anche quasi una istintiva paura di essere oltre quel breve ambito del covo, ove si senton sicuri e si tengono appartati… avvertono con diffidenza il contrasto tra il loro animo chiuso e la natura intorno, aperta, chiara di sole… ma ci son quelli che evadono; quelli che passano non solo materialmente il mare ma che, bravando quell’istintiva paura, si tolgono ( o credono di togliersi ) da quel loro poco e profondo che li fa isole a sé, e vanno ambiziosi di vita ove una loro fantastica sensualità li porta”
GIOVANNI VERGA
Il silenzio pieno
Potessi descrivere il silenzio pieno di queste ultime settimane, il suo spandersi quieto e imponente sulla mia vita…
Non ho rimpianti, quello che ho fatto è la diretta conseguenza del mio modo di essere, non ci sono asimmetrie stavolta: è solo un cammino naturale.
Chiedersi se e quando uscirò da questo silenzio è pleonastico oltre che improponibile: io non ho volontà decise in tal senso. Perchè dovrei averle?
I nostri stupori
Furono le cicale a segnare la fine dell’incantesimo, a farmi scendere dal divano di pietra.
Attorno al tempio camminavano tranquillamente mio padre, mia madre, mia sorella; la famiglia di nuovo unita e fu molto bello tornare ragazzino, con loro.Quella notte, seduti sul grande capitello rovesciato, abbiamo ascoltato con attenzione le molte storie, le piccole grandi avventure narrate da mio padre. Il firmamento era un enorme puntaspilli di velluto nero pieno di stelle e galassie. Fu eccitante osservare una luce mobile che attraversava lo spazio sopra di noi: un aeroplano? Forse un satellite? Più probabilmente lo sguardo divertito degli antichi Dei che osservavano il nostro formicolare quaggiù sulla terra.
Papà, sono certo che anche tu ricordi le notti in cui stavamo tutti con il viso in aria a farci accarezzare dal vento tiepido che veniva dall’Africa. Esse non sono trascorse per sempre, sono soltanto andate altrove a raccontare di noi quattro e dei nostri stupori.
- CI SI PUO' PERDERE DENTRO UN TRAMONTO? Sì E' POSSIBILE, QUEL PAIO D'ORE DI CINQUANTANNI FA MI SONO ENTRATE DENTRO PER CAMBIARE LA MIA VITA.
I Vicerè
Ho negato per quarant’anni che la frase di un illustre meridionale avesse un qualche significato storico o sociale:
“ Ora che l’Italia è fatta, dobbiamo fare gli affari nostri…”
Lo scrisse De Roberto nel romanzo i Vicerè, mettendola in bocca a un notabile siciliano nel periodo che immediatamente seguì all’annessione al Piemonte.
“ Ora che l’Italia è fatta, dobbiamo fare gli affari nostri…”
Lo scrisse De Roberto nel romanzo i Vicerè, mettendola in bocca a un notabile siciliano nel periodo che immediatamente seguì all’annessione al Piemonte.
Quella frase rimbomba feroce dentro di me, rimbalza sul mio sentirmi cittadino italiano, scivola sulla mia cultura e contraddice i miei ideali in qualcosa di più grande di una città o di una regione
Piccioli e mafia
In Sicilia la gestione economica dell'amministrazione pubblica fa muovere denaro in termini enormi e da sempre la mafia entra in questa gestione e può farlo solo col tacito assenso del ministro o del pezzo grosso. Gli altri, i vassalli più o meno piccoli possono lavorare a tessere la tela di soldi e tangenti.
Enzo Maiorca
Dalle rocce di Capo Murro di Porco
tornerai alla tua essenza
blu
Enzo
e sarai nuovamente libero
negli abissi
Deja vu

Qualunque prospettiva finora mi ha ucciso. Ho un'arma affilata in mano e dico di saperla usare bene: dipende. La solitudine mi ha aiutato a combattere, mi ha difeso le spalle, acuito i sensi, illuminato gli angoli della mia esistenza, mi ha ingannato facendomi credere che ormai fosse in mio potere. Ieri sera l'ho afferrata per la lama. La ferita è stata terribile come certi deja vu che ti fanno esclamare: tutto questo tempo in così poco tempo?
Le cattive

Parlare di Palermo, della mia città, del mio intimo è un’altra cosa, è un impresa non risolvibile in battute di forte impegno critico o di inesauribile affetto sconsiderato.
Queste sono le mura delle “cattive” cioè delle prigioniere del proprio stato di vedove e inavvicinabili signore del tempo che fu. Chissà come venne interpretato il nome in questi ultimi 3 secoli dalla gente che non masticava nemmeno l’abc della lingua latina? Importa poco, le Captive continuarono per lungo tempo ad osservare, golose, la passeggiata sfarzosa di chi poteva uscire allo scoperto senza dar scandalo…salvo poi fare le medesime cose in modo più riservato dentro gli immensi saloni dei palazzi nobiliari. Palazzo Butera fa da sfondo e osserva severo la storia che è transitata da qui.
Io provo a fare lo stesso e guardo tenendo poggiate le mani sul granito muschioso che delimita i bastioni. La storia prima vociante e adesso silenzio, la storia immota e quella che diede l’impressione di una gran corsa: tutta la storia insieme che preme su questo lungomare e nessuno vuole più ascoltare. Passarono le truppe garibaldine con le camicie piene di parole alte e romantiche, Patria, Unità, Italia…progresso.
Prima di loro vicerè e imperatori, Normanni e Saraceni e altre parole, altre divise sotto lo stesso cielo e davanti allo stesso mare. Il Gattopardo incontrò qui la sua ultima signora, quella vagheggiata da sempre, e i suoi simili riempirono di luci e di lussi i saloni di questo palazzo e dei palazzi vicini: carrozze e sete fruscianti, baciamano e valzer a due passi dalla miseria più degradata.
La mia ricetta
Ho parlato con migliaia di persone ed erano tutte chiacchiere importanti,
l’unico ricordo che conservo di esse è un’eco lontana.
Scrivo da quel pomeriggio in cui Enzo scrisse a Tiziana con un bacio lento e pieno d’aria che era innamorato di lei.
Così Tizzy c’è ancora, con la gonna a quadri e lo spillone dorato e la camicia chiara
sopra il seno ansimante.
C’è perché ne ho scritto. Allora come adesso, scrivo per pesare di più sulla bilancia della vita o per continuare a crederlo.
Ognuno di voi ha la sua ricetta e relativa posologia dentro la tastiera…miliardi di battiti e di baci, un firmamento di astri luminosi che contengono le nostre vite che continueranno a riflettere sulla terra anche quando i proprietari saranno volati via.
Tiziana è esistita, non è il frutto di un'idea letteraria. Era molto tempo fa, moltissimo tempo fa.
Una magia
Da questo remoto eremo in cui mi sono rifugiato tutto appare superfluo ma il grande desiderio d’eternità non è scomparso e non possono essere le piccole quotidiane mediocrità a soddisfarlo ma forse un’antica ragazza dagli occhi verdi aperti su inquietanti orizzonti potrà darmene la chiave. Vivo per questo e non ha importanza se sia o meno un’illusione. Io sono andato oltre.
Chi può dire cosa siamo veramente, quanto sia rimasto dei nostri cuori, delle nostre sorprese? Questo viaggio non vi darà nessuna certezza... la vita in fondo è una magia.
Nessun progetto
Non ho alcun progetto (e non ci crede nessuno),questo tempo con l'esperienza che si porta appresso finisce veramente qui, sulla soglia dei miei anni compiuti e della mia vecchiaia incipiente. In realtà non c'è modo di spiegare la fine, esiste solo il tentativo di vestirla in modo diverso: il mio è questo.
Efelidi
Non mi liberai ieri
dello scandalo d'esistere.
Non lo farò nemmeno oggi
preferendo la leggerezza di
pensare
ai giorni in cui pesavo
poco
e il viso avevo di lentiggini
pieno
come di papaveri in estate un
campo di grano.
Quel che fui mi trasfigura
ogni giorno,
quel che sono non riesce nemmeno
ad ingannarmi.
Solo illusioni
Nicole ma noi viviamo di illusioni! E’ anche un’illusione quella di credersi veramente in grado di scrivere, però dobbiamo crederci, onestamente crederci per poter continuare ad esprimere il nostro senso di vita. In realtà la blogosfera è piena di gente che possiede emozioni il problema è trasmetterle! Su questo punto in 7 anni ho visto cadere branchi di asini ma lo ritengo fisiologico…come lo scegliersi a naso e capirsi spesso per intuito. E’ una forma alta di amore.
Mea culpa
Ho colpe pesanti: privilegio il rapporto con il sesso femminile e ciò mi penalizza, non c’era bisogno del web per averne conferma; non sono malleabile, meglio non lo ritengo necessario, quindi urto e ferisco. Cosa c’è di nuovo in tutto questo?
C’è che il mio limite sostanziale e formale s’è scoperto limitato e inadeguato alle dinamiche dei blog il cui grado di ipocrisia e violenza, di stupidità spacciata per cultura, mi si è rivelato insostenibile. Da questo concetto ne discende naturalmente un altro: quello di una superbia intellettuale e “sociale” non gestibile senza una muraglia che la difenda da orde di barbari vaganti nella brughiera.
Il già scritto...ma per amore
Pubblico il già scritto io, quello che scrissi quando ancora ci credevo; lo faccio perché mi piace vederlo sulle pagine di questo monitor, amo accarezzarlo nella speranza che una nuova musica o una nuova immagine si poggino finalmente sull’idea intima che solo io possiedo di ciò che ho composto.
Pioniere
Non è vero che mi faccio capire e, allo stesso modo, ciò che scrivo non mi rappresenta quanto io vorrei. Queste pagine comunque sono il confine più vicino ai territori del mio spirito, da lì in poi devi inventarti pioniere.
Dopo quota 200

Poco più di 200 post: brevi ma ho cercato che avessero un senso compiuto pur nella loro brevità. Molti mesi di pubblicazione silenziosa, un paio di commenti, alcuni like, non si può certo dire che vi sia chiasso qui. Come si vive in un blog siffatto? In modo particolare ma non è poi così male. Passo da qui ad ondate settimanali, leggo qualcuno dei testi già pubblicati e rivedo i prossimi ad uscire, rifletto sulle cose che scrivete sulle vostre pagine, vedo visi nuovi, rileggo voci antiche. Un blog come questo ha un'impareggiabile pregio quello di lasciarti tranquillo a veder scorrere il tempo e un terribile difetto quello di organizzarti in una grande solitudine.
Ringrazio Francesco Picciotto, La melabella, Miriam, Monoinessence ed Elisabettapend non fosse altro che per il fatto di venire qui a leggere senza praticamente nessun ritorno; vi leggo con discreta costanza ma il commento mi è diventato quasi impossibile. grazie
Stasera a Palermo
Stasera sono arrivato nella città dove sono nato: dovevate esserci, Palermo tagliata da una luce di sbieco era perfetta! Le cupole delle chiese illuminate dall’oro del sole che tramontava, le ville liberty e il mare come seta grigia distesa sul golfo, ogni cosa al suo posto ed io con loro. Senza se e senza ma, senza rimpianti e con qualche malinconia, leggera però come la soddisfazione di esserci e di pensarmi qui dopo altre vite trascorse altrove.
Matraxia
La signorina Matraxia mi amò, in un tempo lontano ed io amai il suo essere schiva
e proibita;
mi ripetevo, di tanto in tanto, più il suo cognome che il suo nome,
quel suono così “greco”e deciso.
Giulia Matraxia, mi accorsi di amare più il tuo muoverti altero
che il sapore della tua bocca,
e quindi ti lasciai.
Mediterraneo
Stasera il mare è un breve sentiero tra questa costa e l'altra immaginata, sognata, pensata. Studiata.
E ' vicina la Grecia, comune lo Ionio profondo e ventoso,
comuni i visi e i colori:
questo è il Mediterraneo signori, la nostra fonte unica in cui si sono rispecchiati
i sogni delle generazioni per millenni,
Questi siamo noi e i nostri miti terribili e fanciulleschi assieme, la nostra poesia di vivere e pensare di essere eterni nel ricordo degli altri, nella letteratura
degli altri.
Noi siamo la Grecia vecchio e sordo professore dei soldi mancanti, tu forse no ma noi veniamo da lì.
Quel che siamo
Non ci sono guru nel mio panorama culturale, io sono sullo stesso livello di chiunque altro, appena mi colpiscono in modo becero divento di una spanna superiore sotto tutti gli aspetti. Non ho mai incontrato un'idea assoluta o un assoluto giusto.
Siete tutti relativi, siamo tutti improbabili.
In segreto
Vi leggo in segreto quasi che il commentarvi posso incrinare per sempre l’equilibrio che mi tiene ancora appeso a questa forma di vita intellettuale, ma non c’è quasi mai gusto vero: la mia impotenza verbale finisce spesso per fare compagnia alla vostra impudicizia sintattica e tutte e due vanno a riempire l’immensa arena di questa blogosfera.
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